Nascere serenamente

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Il dottor Mario Ippolito, ginecologo emerito, racconta un po’ delle sue esperienze professionali e della scuola di Ostetricia di Camerino. Fondata dopo il 1879, aveva sede nel palazzo della Congregazione di Carità ed era fornita di una biblioteca. Per un periodo è stato attivo anche un brefotrofio. Fu soppressa con decreto ministeriale il 5 dicembre 2000.

Cosa ci dice di questa scuola?

“I nostri padri, quando decisero di aprire la scuola di Ostetricia di Camerino, ebbero il coraggio di rischiare nell’avviare una struttura così importante, diventata un prestigioso punto di riferimento per tutta la Regione Marche: nel nostro settore era conosciuta in tutta Italia”.

Cosa ricorda di Camerino?

“Pugliese di origine, mi considero camerinese a tutti gli effetti; arrivai in città il 1° novembre 1980. Le mie radici sono in quella città strana che quando si arriva si ha voglia di scappare subito, se si resiste una settimana non si va più via e rimane nel cuore per tutta la vita. Nel 2016 il buon Dio ha pensato di scrollarci le ossa con il terremoto e ho pensato di trasferire la famiglia vicino alle figlie, che vivono a Bologna da parecchi anni. Se facciamo il confronto tra Bologna, città bellissima da tanti punti di vista, l’Oscar della bellezza e del cuore lo vince Camerino, città unica al mondo perché sistemata su di una collina con pochi abitanti, ma che ha il pregio di avere tutti i servizi, l’Università e quant’altro. Come si fa a non ricordare e rimanere affezionati a questa città stupenda?”.

Ci dica qualcosa sulle sue esperienze professionali.

“In Puglia, precisamente in una ridente città in Provincia di Taranto che è Martina Franca, avevo casa, notevole impegno di lavoro e, prima degli anni Ottanta, anche un ruolo di prestigio professionale, poiché ero il primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia nell’ospedale di Locorotondo (BA), cittadina a due passi da Martina Franca. Allora mi fu proposto di poter ricoprire il ruolo di ginecologo presso la Scuola Ostetrica di Camerino. Rimasi fulminato, non credevo possibile lavorare e inserirmi in una struttura così prestigiosa, perché per la nostra professione lavorare in una scuola di Ostetricia significava fare un enorme salto di qualità, poiché è “l’anticamera” della carriera universitaria. Sono arrivato in questa struttura con il ruolo ospedaliero che mi dava la possibilità di respirare aria universitaria, e questo penso sia un buon successo professionale”.

Chi c’è passato?

“Era desiderata, arrivavano allieve per diventare ostetriche direi da tutta la nazione, numerose dall’Abruzzo, dalla Sicilia, dalla Puglia. Ricordo lucidamente che nello studio del direttore vi era un quadro con il diploma incorniciato di una ostetrica albanese risalente ai primi del Novecento. Fondata verso la fine dell’Ottocento, era una scuola prestigiosa nella quale sono passati professionisti eccellenti che hanno fatto la storia dell’Ostetricia in Italia e nel mondo. Dico un nome per tutti: il professore Ernesto Pestalozza (1860-1934), citato in molti libri per aver inventato un intervento chirurgico di correzione di alcuni problemi alle vie genitali femminili. Esiste un intervento di chirurgia ginecologica che porta il suo nome. Poi ci sono stati professori illustri, come Michele Floris, morto centenario in Sardegna, sua regione d’origine. In seguito subentrò il professor Mutti e si sono succeduti altri bravi professionisti fino alla chiusura”.

Sui rischi del parto.

“Oggi il management dell’ostetricia è completamente rivoluzionato rispetto agli anni Sessanta – Ottanta del Novecento. Se si vuole avere un’idea dell’andamento del parto bisognerebbe rivedere le cartelle cliniche del periodo del professor Floris e confrontarle con quelle degli ultimi decenni del Novecento”.

Si discute sulla sicurezza dei “punti nascita”. Cosa ci dice al riguardo?

“Le legislazioni che si sono succedute in Italia passano per le iniziative di professionisti a livello nazionale, ma anche, purtroppo, le leggi varate dallo Stato italiano per cui ci sono stati punti nascita in tutte le città delle nostre Regioni, ai tempi in cui la politica costruiva ospedali dappertutto. Poi è venuto il desiderio di cambiare, privilegiando il concetto che il piccolo ospedale è pericoloso mentre il grande ospedale assicurava buona salute! Purtroppo, con l’esperienza degli ultimi anni, si sta verificando che il grande ospedale non ha tutti quei gran successi. La medicina è diventata tecnologica, trascurando troppo la relazione medico-malato.

In passato le signore che hanno usufruito del nostro servizio definivano la scuola di Ostetricia di Camerino una casa di cura di eccellenza. Negli anni Novanta del Novecento abbiamo voluto fortemente incentivare l’allattamento materno dei neonati. Per fare ciò non c’è stato solo l’impegno di noi medici, ma soprattutto delle stupende ostetriche che avevamo nel nostro reparto. Con la collaborazione delle allieve che davano un buon aiuto, siamo così riusciti ad ottenere quasi il 100% di allattamento materno”.

Cosa ricorda del Corno d’Africa?

“Sono stato per vent’anni medico missionario volontario in Etiopia, dove abbiamo avuto la possibilità di aiutare a nascere bambini e altri tipi di interventi medici. Nel sud dell’Etiopia operavano i frati Cappuccini marchigiani. Soprattutto tengo a ricordare frate Tommaso Bellesi e le suore di Santa Francesca Cabrini. Con la collaborazione dei Cappuccini è sorto un ospedale che dà la possibilità di assistere dignitosamente le donne che devono partorire, curare i bambini malnutriti e tanto altro ancora. A circa 500 km a sud di Addis Abeba, nella regione del Wolaita, nella missione dei Cappuccini marchigiani è sorto l’ospedale in una zona che si chiama Dubbo. Nel tempo si aggiunsero numerosi volontari dall’Italia, ad esempio, per problemi oculistici, il dott. Marziano Moretti di Recanati, alcuni colleghi dei Pronto Soccorsi degli ospedali di Civitanova Marche e di Jesi. Mi recavo in missione un mese o due (secondo le necessità) nel nostro periodo invernale  (da novembre a marzo ) che corrisponde al loro periodo asciutto. Segnalo che a Firenze c’è un Centro per la diffusione della cultura a protezione delle donne, per evitare la mutilazione delle ragazze”.

Eno Santecchia

Giugno 2022

Foto gentilmente concesse dal sig. Vittorio Galassi

Scuola Ostetriche il 24 giugno 1949
Direzione della scuola di Ostetricia
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