Qualche anno fa mi trovavo nel reparto Ginecologia di un ospedale ad assistere una ragazza.
Nella cameretta vi erano ricoverate altre tre donne, tutte in età fertile, naturalmente per problemi specifici. Pur essendo giovani e conversavano, il sorriso non compariva sul viso di nessuna di esse. Sulla testa dei lettini mancavano i pulsanti dei campanelli per chiamare il personale.
Ad un certo punto una giovane, abbastanza sofferente, mi chiese se le potevo chiamare l’infermiera: “Certamente, vado subito”. Mi faceva piacere essere utile ad una persona a letto.
Mi recai al più vicino posto per chiamare (nella stanza o appena fuori), premetti un pulsante. Non avevo notato che c’era anche il citofono, ove udii la voce di una matura infermiera rispondermi con la seguente domanda rivolta alla paziente: “Cosa le fa male?”. Rimasi così sbalordito che non riuscii a proferire parola. Mi sembravano ovvi i problemi delle ricoverate, soprattutto a personale specializzato, che ne restai scioccato! Avrei voluto avere la prontezza, nel rispondere, tipica delle donne e replicare: “Ha un fortissimo dolore ad una clavicola!”.
Eno Santecchia
Maggio 2020